Il fenomeno del cyberbullismo: caratteristiche e prevenzione

Molto spesso il confine tra uso improprio della tecnologia e uso crudele di essa è sottile, in quanto chi agisce nell'anonimato difficilmente ha percezione e consapevolezza della gravità delle sue azioni e, nello stesso tempo, il controllo morale interno viene meno.


Negli ultimi anni si sta affermando una nuova modalità di vessazione tra i ragazzi, originata dalla diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione (telefono cellulare, computer e tablet): è il fenomeno del cyberbullismo.
Il cyberbullo utilizza questi strumenti tecnologici per compiere atti di prepotenza verso i più deboli: invia messaggi offensivi o intimidatori, crea gruppi sui social (facebook, whatsapp, ecc) in cui deride o sbeffeggia la vittima attraverso video o immagini offensive e dannose
Il cyberbullo pubblica in rete filmati di violenze reali messe in atto sui coetanei, danneggiamenti a cose, momenti privati intimi. Può perseverare nelle molestie online al fine di spaventare la vittima, sparlare per danneggiarne la reputazione o ancora escludere una persona da un gruppo online per ferirla.
A differenza del bullo tradizionale, il cyberbullo non ha sempre riscontro sugli effetti delle sue azioni, poichè manca un contatto diretto con la vittima. Il contesto dei pari è più allargato in quanto, a causa della sua natura mediatica, il fenomeno esce dal gruppo/classe per assumere confini più ampi, propri del villaggio globale (tra più classi o tra più scuole).
Molto spesso il confine tra uso improprio della tecnologia e uso crudele di essa è sottile, in quanto, chi agisce nell’anonimato, difficilmente ha percezione e consapevolezza della gravità delle sue azioni e nello stesso tempo il controllo morale interno viene meno: sembra che si abbia maggiore libertà di commettere azioni che nella vita reale molto probabilmente sarebbe più difficile compiere. Nel totale anonimato invece, nascondendosi dietro le tecnologie e attribuendo le proprie azioni al profilo utente che si è creato, si assiste quasi ad uno sdoppiamento della personalità di chi commette atti di cyberbullismo.
In Italia il fenomeno è ancora piuttosto nascosto: i ragazzi spesso non sono consapevoli che gli atti di cyberbullismo siano reati e, nello stesso tempo, i genitori tendono a sottovalutare le azioni legate al fenomeno messe in atto o subite dai propri figli.
Rimane difficile ancora delineare il profilo psicologico del cyberbullo ma alcuni aspetti cominciano ad essere evidenti:
- ha competenze informative sopra la media;
- è uno studente con positive relazioni di amicizia, sportive ed affettive,;
- è poco consapevole degli atti che commette, anzi li considera poco gravi;
- ha un basso controllo morale interno, determinato dal mancato riscontro degli atti compiutii nei confronti della vittima.
Alla luce di queste considerazioni diventa fondamentale operare a diversi livelli per contrastare questo fenomeno: da un lato sostenere la conoscenza critica delle tecnologie e dall’altro promuovere comportamenti corretti in Rete, ambiente, che seppur virtuale, contribuisce allo sviluppo socio- relazionale e emotivo dei ragazzi. 
Le famiglie e la scuola devono essere in prima linea per contrastare questo fenomeno.
Alla scuola viene chiesto di educare ai media, con i media e attraverso i media in modo da permettere, da un lato, un apprendimento che sia più motivante e attuale e dall’altro una conoscenza più critica degli strumenti di comunicazione digitale che ormai pervadono la vita di ogni studente. La competenza digitale è una delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente e deve essere quindi considerata, valorizzata e padroneggiata il più possibile. Diventa fondamentale che gli studenti conoscano a fondo le regole della comunicazione in Rete, sappiano discernere tra le relazioni che si instaurano nel Web, abbiano coscienza della privacy digitale e sappiano individuare e riconoscere i comportamenti scorretti in Rete. Solo così potranno essere cittadini della rete.
Alla famiglia viene chiesto di non derogare al proprio ruolo di guida e di punto di riferimento, anche nel mondo digitale. Sicuramente non è facile perchè i genitori spesso si trovano ad avere un enorme divario di competenza digitale rispetto ai propri figli ed è invece l'acquisizione di questa competenza che potrebbe fare la differenza: è possibile difendere i propri figli dai pericoli virtuali, solo conoscendoli bene.

 


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